Schemi mentali: il nemico dentro
La realtà quotidiana fornisce costantemente motivi per soffrire al punto tale che diviene una modalità comune quella di definire la vita come ostile ed ingiusta.
Per riuscire a ricostruire un’idea positiva di futuro, in cui liberarsi dalle limitazioni che la realtà impone, è soprattutto necessario abbandonare un presupposto che più di altri impedisce di sperare e di credere, l’ostacolo maggiore alla realizzazione dei nostri piani, “noi stessi” e le nostre convinzioni interne che non permettono di vedere il mondo diversamente!
A questi nemici interni viene attribuito il nome di schemi mentali disfunzionali o maladattivi, ma di cosa si tratta e da dove provengono?
Si definiscono schemi per sottolineare la modalità con la quale vengono utilizzati per dare significato agli eventi che viviamo, in modo veloce e ripetitivo.
Se legati alle dinamiche interpersonali, servono per permetterci di capire come gli altri saranno in grado di rispondere ai nostri desideri e bisogni manifestati, anticipando le loro reazioni e adattandole a delle aspettative preesistenti, che possono metterci da subito di fronte a delusioni certe.
In altri termini, l’aver avuto ripetute esperienze negative può condizionare la persona a credere erroneamente che le sue esigenze non potranno mai essere soddisfatte. Ad esempio, ci si può convincere che un bisogno di conforto e consolazione non solo non verrà colmato, ma, al contrario, si riceverà rifiuto o critica.
Questi schemi arrivano dal passato, percepiamo la realtà attraverso filtri che derivano dalle tradizioni familiari e dal contesto culturale in cui siamo immersi, sono chiavi di lettura con le quali ci rapportiamo al mondo relazionale e che limitano la possibilità di vedere in modo diverso la realtà.
Lo schema mentale interpersonale è quindi una rappresentazione del proprio destino che si è formata a seguito di esperienze di apprendimento, sia nel corso dell’infanzia che successivamente, dove, come una calamita, abbiamo attirato le “nuove” esperienze inserendole nella categoria conosciuta e consolidata delle “vecchie”.
Tali letture non sono sintonizzate con quanto effettivamente accade, ma sono innescate da interpretazioni rigide e maladattive che non permettono un’osservazione degli eventi adeguata e flessibile.
Come in una profezia che si auto-avvera, sarà poi inevitabile porsi verso gli altri in modo che possano fornire risposte ai nostri comportamenti che confermino gli schemi, tra questi possono essere citati ad esempio: “non sono amabile”, “sono inadeguato”, “sono colpevole” ecc…
È la distorsione nella rappresentazione di Sé a costituire la base della sofferenza e delle difficoltà sperimentate successivamente nelle dinamiche sociali.
Un percorso psicoterapeutico con un professionista potrebbe essere di grande supporto per rompere gli schemi disadattivi e sconfiggere il nemico interno, ma in che modo?
L’obiettivo principale non sta, in primo luogo, nel modificare il comportamento, ma nell’aiutare la persona a raggiungere la consapevolezza che la propria lettura della realtà è stata acquisita, appresa e che non sempre corrisponde alla verità.
Si tratta di restituirle le giuste lenti per poter vedere in modo diverso, scoprendo una nuova mappa che possa condurre alla scoperta di comportamenti più funzionali e per sostituire quell’avversario interno con un’immagine di noi in grado di fornire supporto e fiducia!
Per approfondire:
- Allan N., La regolazione degli affetti e la riparazione del Sé, Astrolabio, 2008;
- Biasi V., Dinamiche dell’apprendere. Schemi mentali, interessi e questioni didattico-valutative, Biblioteca di tesi e studi, 2017;
- Frith C., Inventare la mente, Raffaello Cortina, 2009.
Autrice: Ilaria Corona