La profezia che si autoavvera: se ci credi esiste davvero!
Le aspettative che nutriamo nei confronti di una persona o di qualcosa, le convinzioni o i pregiudizi e le nostre credenze più radicate influenzano il modo in cui ci comportiamo e agiamo verso l’ambiente circostante determinando, a loro volta, una specifica risposta esterna che va a confermare le iniziali aspettative.
Si creano, in tal modo, schemi comportamentali rigidi, routinari che si ripeteranno nel tempo consolidando la visione primordiale che ci siamo costruiti.
Parliamo di profezia che si autoavvera quando, davanti ad una previsione su come andrà un determinato evento o su come ci aspettiamo che gli altri possano comportarsi, lo sviluppo degli eventi ci conferma tali previsioni.
In che modo? A tal punto che esse finiscono per causare davvero tali eventi previsti o che le aspettative che nutriamo nei riguardi di un’altra persona facciano sì che questa agisca in modo da confermare tali aspettative.
Il primo a studiare questo interessante fenomeno, molto noto in psicologia sociale, fu il sociologo Merton negli anni ’70.
Nello specifico, la profezia che si autoavvera si compone di due aspetti:
- l’aspetto cognitivo, in cui viene costruita una rappresentazione mentale della realtà sulla base di convinzioni e credenze personali e soggettive;
- l’aspetto comportamentale, successivo al primo, in cui la persona conforma i propri atteggiamenti ed azioni all’interpretazione della realtà in precedenza creata.
La lettura della realtà che consegue a tale meccanismo è distorta ma comunque fedele a quel bisogno di coerenza della persona che la spingerà a prestare attenzione solo a quegli aspetti che le permettono di confermare la rappresentazione già costruita.
Centrali, in questo processo di attribuzione, sono le convinzioni e le aspettative che possono essere determinanti nella vita di un individuo e che ci possano far riflettere su quanto possiamo essere vulnerabili alle aspettative, credenze e giudizi altrui, soprattutto sulle persone per noi più significative, e su quanto potere possano avere sui nostri schemi mentali.
Questi meccanismi alla base della profezia che si autoavvera possono agire in molteplici contesti relazionali dal lavoro, alla vita sociale e sentimentale, al rapporto con i figli o con gli amici.
A volte, le credenze sugli altri possono finire per diventare dei veri e propri stereotipi che, se da un lato hanno come scopo quello di semplificare ed interpretare la realtà in maniera più “economica”, dall’altro rischiano di diventare etichette attraverso le quali definire e rappresentare gli altri creando un circolo vizioso tra idee, pensieri, percezioni e comportamenti.
Cosa possiamo fare per contrastare l’apparente ineluttabilità della profezia che si autoavvera?
Il primo passo è quello di essere consapevoli del meccanismo di base, delle convinzioni e aspettative personali riconoscendo i pensieri, le emozioni e i comportamenti che influenzano il nostro modo di percepire la realtà e quanto siamo ancorati a tali convinzioni.
Ciò può essere utile per apprendere nuove modalità di lettura della realtà e quanto possano modificarsi a seconda di come cambi il punto di vista dell’osservatore.
Quindi, ascoltarsi e prendere contatto con il nostro mondo emotivo ci consente di diventare padroni delle nostre scelte e di mettere in discussione le vecchie credenze che hanno guidato la nostra vita, in modo anche da rendere le relazioni più autentiche.
Infine, d’altra parte, la profezia che si autoavvera può anche essere sfruttata per cogliere dei vantaggi favorendo la crescita personale e agendo in senso positivo su convinzioni ed azioni in grado di influenzare la nostra percezione di noi stessi: nel bene e nel male, se crediamo che qualcosa sia reale, agiremo come se lo fosse e, in questo modo, come conseguenza di nostre azioni e nostri atteggiamenti, lo può diventare davvero.
Il segreto è crederci sul serio!
Per approfondire:
- Capuano G.R., Oracoli quotidiani. Cos’è e come funziona la profezia che si autoavvera, ESI, 2003;
- Merton R., La profezia che si autoavvera in Teoria e Struttura Sociale, II, Il Mulino, 1971;
- Watzlawick P., La realtà inventata, Feltrinelli, 1988.
Autrice: Lorella Cartia