Perché facciamo l’albero di Natale?
In un mondo percepito dalla maggior parte delle persone come fonte di stress e ansia, diventa quasi un’esigenza ricercare e circondarsi di cose che ci rendano felici e gratificati.
Per i suoi amanti, l’arrivo del Natale rappresenta un momento a lungo atteso, carico di aspettative, che porta con sé un alone di magia e di intramontabile fascino per molteplici motivazioni, alcune di natura personale, psicologica ed emotiva che ci distinguono, altre di natura sociale, sensoriale e tradizionale che ci accomunano.
Proprio per la potenza con cui è in grado di sprigionare emozioni intense e molto forti, il Natale viene vissuto in maniera estremamente soggettiva e smisurata: c’è chi vive l’attesa con sentimenti di incontenibile gioia e anelante desiderio, chi, al contrario, cerca di sminuirne l’atmosfera fino ad arrivare, per le più disparate ragioni, ad evitare qualsiasi forma di contatto con tutto ciò che lo circonda, compresi regali, leccornie, serate in famiglia a tema.
Un momento topico è costituito dalla scelta dell’albero di Natale e della sua decorazione.
Secondo una ricerca scientifica, chi fa l’albero di Natale anticipando un po’ i tempi rispetto a quelli “canonici” e comuni, è una persona più felice della media.
A tal proposito, lo psicologo McKeown sostiene che tale tendenza si riscontri soprattutto nelle persone capaci di sentire e vivere meglio le proprie emozioni lasciandosi alle spalle lo stress tipico dell’adulto e che, per tale ragione, essa aiuti a tornare bambini.
Il Natale, attraverso addobbi e decorazioni, ci riporta magicamente alla nostra infanzia, ai momenti felici in famiglia, ai ricordi di un tempo che si iscrive nella memoria emotiva di chi li ha vissuti contribuendo a costruire esperienze positive fondamentali per lo sviluppo della personalità e delle relazioni future.
Queste sensazioni di piacere, entusiasmo e gioia che si manifestano negli amanti del Natale riportandoli in una dimensione infantile si ripete ogni volta davanti ad una casa addobbata, ad un albero o ad un presepe allestito con l’effetto immediato anche di connettere l’adulto con il bambino che custodisce dentro di sé, a volte, inascoltato.
Il Natale e la decorazione dell’albero diventano un rituale importante proprio perché introducono un elemento di novità e sensazione di benessere in un mondo frenetico.
Ma qual è il significato psicologico dell’albero di Natale?
Oltre a richiamare ricordi infantili e scene famigliari secondo una dimensione relazionale, da un punto di vista psicologico l’albero di Natale ha a che fare con l’evoluzione dell’individuo, con la sua crescita e la sua realizzazione personale.
In una cornice temporale caratterizzata da un clima invernale, un buio più prolungato, una natura più addormentata, l’albero di Natale rappresenta un simbolo di luce, di rinascita, di speranza.
Secondo lo psicoanalista Jung, l’albero di Natale è la rappresentazione del nostro rapporto con noi stessi e del desiderio di ricercare la nostra identità.
Esso è frutto del processo di individuazione che permette a ciascuno di conquistare una propria autonomia e crescita personale differenziandosi dai modelli di riferimento consentendogli di stabilire delle buone relazioni con l’altro.
La punta dell’albero, esaltata da un puntale, esprime il bisogno dell’uomo di avvicinarsi alla propria parte spirituale e di raggiungere il divino costituendo un ponte tra la terra e il cielo.
In termini psicologici, ha a che fare con l’elevarsi ad uno stadio superiore raggiungendo una maggiore conoscenza di se stessi al fine di una pacificazione con il proprio sé.
Per la sua connotazione emotiva, l’albero di Natale può far emergere anche emozioni dolorose e ricordi particolarmente tristi, cosa che rende la scelta di decorarlo, addobbarlo ed esporlo, una scelta fortemente soggettiva.
L’aspetto nostalgico che il Natale può racchiudere in sé, se da una parte riguarda quel tuffo nel passato e nei ricordi più dolci dell’infanzia, dall’altro, può avere a che fare con ricordi considerati lontani, non elaborati, o ricordi di persone non più presenti, e che attivano sensazioni poco piacevoli.
Qualunque sia la scelta personale, albero o no, addobbi o meno, ciò che diventa prioritario è mantenere un contatto con tutte le emozioni che proviamo, legittimandole e creando sempre uno spazio in cui possano essere liberamente espresse.
Per approfondire:
- Bowlby J., La separazione dalla madre, Ed. Boringhieri, 1973;
- Gulotta G., La vita quotidiana come laboratorio di psicologia sociale, Ed. Giuffré, 2008.
- Harris Paul L., Albanese O., Marchetti C., L’immaginazione nel bambino, Cortina Ed. 2008.
Autrice: Lorella Cartia