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Comfort zone: una gabbia tutta d’oro

Tutto quello che vuoi è dall’altra parte della paura” Jack Canfield

Quante volte abbiamo sentito parlare di “comfort zone” o zona di comfort?
Frasi come “Preferisco rimanere nella mia comfort zone” o esortazioni del tipo “Devi uscire dalla tua comfort zone se vuoi superare i tuoi limiti!” sono ormai diventate di uso comune.
Ma che cos’è questa famosa comfort zone?
Più che un luogo fisico reale, la comfort zone rappresenta un luogo psicologico, uno spazio mentale in cui ci si sente protetti, al sicuro, dove regna una condizione familiare di agio, lontano da ogni forma di pericolo, stress o ansia in cui sentirsi padroni degli eventi.
Ogni individuo possiede la propria comfort zone con dei confini saldi e, nel tempo, vi ha incluso i propri schemi mentali, abitudini, routine, atteggiamenti, un noto modo di relazionarsi e di comportarsi nei diversi contesti di vita come il lavoro, la casa, la famiglia, gli amici, tutti costruiti anche sulla base dell’esperienza e del passato.
È un modo “economico” e pratico con cui il nostro cervello ha imparato a reagire allo stress e all’ansia all’interno di un contesto di sicurezza ma che, spesso, ci dà solo l’illusione di una controllabilità sul futuro che ci possa proteggere dall’incertezza e dall’imprevedibilità del domani.
All’interno della nostra comfort zone possiamo muoverci in maniera disinvolta proprio perché ci permette di pianificare ogni situazione senza dover fronteggiare imprevisti, fortificandoci dietro le nostre convinzioni diventate ormai costrutti consolidati e mai messe in discussione o esposte a critiche.
Conosciamo bene le emozioni che la popolano e ne possediamo il controllo così come abbiamo ben presenti i pensieri e le cognizioni, anche negative, che governano questo spazio mentale e che, nonostante tutto, ci fanno rimanere aggrappati a questa zona, anche quando diventa meno confortevole e sembra trasformarsi in una gabbia tutta d’oro.

Ma perché siamo così riluttanti ad uscire da questa zona di comfort?
Capita spesso che perseveriamo nel ripresentare modelli di comportamento rivelatisi disfunzionali perché comunque conosciuti e meno spaventanti di altri nuovi e immaginati come peggiori.
È quello che succede, ad esempio, quando tendiamo a scegliere uno stesso partner che ci ha fatto soffrire o relazioni sempre dolorose ma che funzionano da comfort zone in cui tutto è prevedibile, familiare e quindi controllabile.
La paura del cambiamento ci costringerebbe a mettere in discussione noi stessi, le nostre scelte, le relazioni con l’altro esponendoci al giudizio esterno.
Inoltre, aprirci all’ignoto, oltre al senso di pericolo per ciò che non si conosce e al rischio di fallimento, attiverebbe un senso di autoefficacia negativo legato alla convinzione di non essere capaci in molteplici contesti soprattutto se nuovi ed imprevedibili.

Perché, dunque, dovremmo abbandonare la nostra comfort zone?
Quando ci si rende conto che questo porto sicuro non è più motivo di benessere, allora è necessario levare le ancore e salpare.
Numerose ricerche hanno ampiamente dimostrato che uscire dalla routine permette al nostro cervello di rigenerarsi nel tempo con nuove connessioni grazie al meccanismo di neuroplasticità.
Inoltre, varcare i confini della zona di comfort ci rende più flessibili e capaci di gestire cambiamenti, aumenta la nostra autostima e la nostra creatività, ci rende più aperti e disponibili verso il mondo esterno spezzando vecchie modalità di pensiero.
È normale sperimentare insicurezza, disorientamento e ansia quando ci si espone a situazioni nuove e imprevedibili ma ansia e paura hanno una funzione adattiva e protettiva perché ci permettono di prepararci al meglio per le nuove sfide calcolando anche i rischi ad esse collegate.
Abbandonare questa gabbia tutta d’oro è un processo complesso e a volte lungo ma ci consente di comprendere meglio chi siamo e ciò che desideriamo, guardando dentro noi stessi e individuando quelle trappole che ci hanno tenuti confinati in questo spazio mentale non sempre confortevole.

Per approfondire:

  • Miazza D., Zanetti M.A., Piccoli ma geniali, Edizioni ETS, 2008;
  • Mormando F., I bambini ad altissimo potenziale intellettivo, Ed. Centro studi Erikson, 2011;
  • Renati R., Pfeiffer S., Bambini ad alto potenziale, Alpes Ed., 2018;
  • Zanetti M.A., Bambini e ragazzi ad alto potenziale, Carrocci ed., 2017.

Autrice: Lorella Cartia

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