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Quello che i bambini non dicono, ma disegnano

Disegnare è un atto del tutto spontaneo nei bambini e rappresenta un fondamentale canale di espressione comunicativa attuato sia in ambito prettamente ludico che in contesti educativi, come la scuola, o con finalità terapeutica.
Attraverso questa peculiare modalità, è possibile per il piccolo rendere manifesto ciò che percepisce e sente, le emozioni che prova, la visione che ha di sé e del mondo circostante che attraverso altre modalità non è ancora altrettanto abile ad esternare.
Sia il gioco spontaneo che il disegno svolgono la funzione di permettere l’emersione di pensieri ed emozioni presenti e vissute in quello specifico momento, necessari entrambi, a volte, anche a controllare le frustrazioni e ad entrare in relazione con l’adulto, soprattutto il genitore.
È noto a tutti quanto per il bambino sia importante condividere le proprie creazioni con l’adulto, specie quando questo si mostra interessato e molto curioso e la reazione del genitore sarà fondamentale nella formazione dell’autostima.
Dall’altro lato, all’adulto è concessa una grande opportunità, quella di poter entrare in sintonia con il bambino e di accedere al suo mondo interiore, aggiungendo valore anche alla relazione tra loro.
Ogni volta che disegna, inoltre, si attiva nel bambino non solo una sempre più raffinata competenza comunicativa ed espressiva, ma anche la possibilità di meglio sintonizzarsi con alcune parti di sé ancora sconosciute ed inesplorate, esternandole e rendendole visibili.
Tutto ciò è ancora più utile quando ad essere manifesti sono contenuti spiacevoli, paure, emozioni negative che, se evidenziate e trasformate in simboli osservabili, divengono più passibili di comprensione, attivando anche l’adulto a collaborare con l’intento di poterle insieme arginare ed elaborare.
In altre parole, il disegno rivela informazioni su di sé, sulla propria personalità e sulla realtà circostante, per tale ragione diviene spesso uno strumento molto utilizzato anche nei percorsi terapeutici con i bambini.

Ma quali informazioni è possibile ricavare dai disegni infantili?
Questa domanda si presenta frequentemente nei genitori, molte volte allarmati e preoccupati di fronte ad alcuni disegni che potrebbero apparire inquietanti, ricchi di simboli particolari e ripetuti, con colori molto forti e scuri.
È sempre necessario specificare che non esistono interpretazioni universali perché ogni individuo è un mondo a sé, e questo vale anche per i più piccoli.
La scelta di determinati colori, ad esempio, potrebbe essere semplicemente correlata ad una scarsa disponibilità di altri o all’espressione emotiva negativa specifica di un determinato momento.
Non è, quindi, pensabile trarre conclusioni affrettate ed interpretazioni azzardate ed allarmanti, piuttosto approcciarsi al disegno come spunto di riflessione per meglio relazionarsi col bambino e comprenderlo, attenendosi ad una certa cautela interpretativa.
La rappresentazione grafica è solo una piccola porzione del complesso mondo interiore di una persona, da associare ad una molteplicità di altri fattori prima di lasciarsi andare a conclusioni affrettate.
Sarebbe allora più funzionale, da parte degli adulti, approcciarsi al disegno del bambino come un’occasione per aiutarlo ad esprimere, far emergere e verbalizzare ciò che fatica ad esternare, favorendo un’occasione di maggior contatto e vicinanza.
L’atto di disegnare potrebbe essere paragonato ad un viaggio di scoperta di sé in grado di favorire il processo di individuazione, di formazione e consapevolezza della propria personalità e realtà emotiva, aiutare ad attivare nuove strategie di risoluzione delle difficoltà, col sostegno e la presenza attiva dell’adulto di riferimento.

Per approfondire:

  • Cattaneo A.P., Il disegno come espressione della personalità, Zephiro, 2020;
  • Federici P., I bambini non ve lo diranno mai, ma i disegni si, Franco Angeli, 2003;
  • Oliviero Ferraris A., Il significato del disegno infantile, Bollati Boringhieri, 2012.

Autrice: Ilaria Corona

 

 

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