Stammi lontano! Afefobia o paura di essere toccati
Si definisce come afefobia, o altrimenti detta aptofobia, l’incontrollabile timore, o vera e propria repulsione, nell’essere avvicinati o toccati.
Il contatto fisico con altre persone viene cioè vissuto con forte disagio ed apprensione, rifiuto e spavento, poiché interpretato come una sgradevole invasione della propria sfera intima.
A cosa è possibile ricollegare questa particolare fobia da un punto di vista psicologico?
L’entrare in contatto diretto attraverso il proprio corpo con altre persone, specie se estranee, porta ad una inevitabile esposizione di sé che potrebbe suscitare fastidio e difficoltà a tollerare tale vicinanza, qualora il contatto fosse vissuto come fattore scatenate la rievocazione di antiche ferite o traumi risalenti all’infanzia, come abusi o maltrattamenti.
Non in tutti i casi di afefobia è però riconosciuta la correlazione con vissuti traumatici; altre cause sono infatti associate a condizioni in cui si è sperimentata trascuratezza, distacco emotivo e deprivazione affettiva, da parte delle figure di attaccamento.
È scientificamente riconosciuta infatti l’importanza, in particolare nei primissimi mesi di vita, della costante presenza del genitore, specie della madre, che possa attuarsi attraverso scambi di contatto fisico come carezze, abbracci e coccole, tali da permettere al neonato di poter percepire positivamente la propria dimensione corporea, sviluppando, di conseguenza, quel senso di protezione, amore e fiducia nell’altro, indispensabile per affacciarsi alla realtà relazionale.
Altra potenziale causa dell’afefobia potrebbe essere riconducibile alla condizione opposta a quella dell’assenza di affettività sperimentata in infanzia, ossia l’eccesso di attenzione e vicinanza tipiche dell’iperprotezione o a dinamiche relazionali-familiari caratterizzate da invadenza, violazione degli spazi personali dell’altro che, mancando il rispetto dei giusti confini relazionali, potrebbero determinare in età adulta la necessità di custodire gelosamente la propria dimensione privata, escludendo gli altri dall’entrarne a far parte.
Ogni persona tende ad organizzare i propri spazi di interazione con gli altri manifestando una maggiore o minore disponibilità all’apertura e allo scambio relazionale, ma nell’afefobia il disagio del contatto fisico è costante e rivolto a qualunque interlocutore, a prescindere dalla natura del rapporto.
La volontà di non essere avvicinati e toccati rappresenta un evidente meccanismo di protezione e di difesa da realtà dolorose, spesso ricollegabili al passato, difficili da elaborare e che si cerca di tenere lontano, anche attraverso l’evitamento del contatto fisico e dei rischi di riattivazione di antiche ferite.
Come si manifesta l’afefobia e da quali sintomi è caratterizzata?
Tra i più comuni sintomi si possono trovare:
- Paura ingestibile ed estrema, disagio ed angoscia rispetto al possibile contatto con un’altra persona:
- Tendenza a chiudersi e ad isolarsi come conseguenza della paura che gli altri possano invadere la propria sfera intima;
- Tachicardia, dolore al petto, senso di soffocamento e timore di perdere il controllo, morire o impazzire;
- Avvertire l’eventuale “tocco” da parte degli altri come fisicamente doloroso ed emotivamente intollerabile, al punto da evitare situazioni sociali di interazione ed incontro.
Non riuscire ad essere toccati e il timore stesso della vicinanza di qualcuno sono fortemente legati al tema della fiducia in sé, oltre che nell’altro.
Riuscire ad individuare ed elaborare le motivazioni alla base di questa fobia costituisce il punto di partenza su cui poter lavorare per ripristinare sicurezza, affidabilità ed aprirsi alla relazione, alla possibilità di colmare pericolose distanze che potrebbero altrimenti interferire con il proprio benessere personale, uscendo dalla prospettiva di solitudine ed isolamento che questa fobia spesso determina.
Per approfondire:
- Back A.T., Emery G., L’ansia e le fobie, Astrolabio Ubaldini, 1988;
- Hall E.T., La dimensione nascosta, Bompiani, 1968;
- Nardone G., Oltre i limiti della paura, Rizzoli, 2000.
Autrice: Ilaria Corona