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Il valore delle lacrime: come regolare le emozioni

Senza emozioni, è impossibile trasformare le tenebre in luce e l’apatia in movimento.” (C.G. Jung)

Nella nostra società è ancora radicata la convinzione che piangere sia un segno di vulnerabilità e fragilità quando dovrebbe essere considerato un atto curativo che ci consente di sciogliere nodi emotivi irrisolti.
Imparare a piangere e dare spazio alle lacrime può essere il vero segno di coraggio, forza ed equilibrio interiore proprio per il suo valore adattivo.
Probabilmente, l’uomo ha imparato ad usare il pianto per comunicare i propri sentimenti prima ancora di iniziare a parlare.
È per tale motivo che piangere è stata una tappa evolutiva fondamentale nello sviluppo della socialità e ciò lo rende una prerogativa dell’uomo.
Piangere racchiude in sé diversi significati: può esprimere gioia, sofferenza, sollievo e può essere veicolo di preziose informazioni rispetto alla conoscenza di noi stessi.
Sicuramente, rappresenta una modalità universale per esprimere le emozioni.

Ma quali sono le funzioni del pianto?

Nei bambini, le lacrime hanno un ruolo decisivo nel sollecitare l’attenzione e l’accudimento da parte delle figure di attaccamento.
Negli adulti, esse vengono stimolate da una vasta gamma di sentimenti che non hanno a che fare solo con la tristezza, ma anche con la rabbia, la gioia, la commozione, l’empatia svolgendo, con la maturazione, funzioni diverse e parimenti importanti.
Di fondamentale influenza è il modo in cui gli altri rispondono alle lacrime: se ci si mostra comprensivi, accoglienti e di supporto, il messaggio implicito per l’altro sarà di conforto e valorizzazione di tale reazione emotiva.
Una delle funzioni più studiate da vari ricercatori è proprio la funzione sociale che il pianto ricopre nel suscitare empatia, sensibilità e comportamenti prosociali.
Ciò si traduce nella maggiore disponibilità che l’uomo mostra nei confronti di chi piange rafforzando e sollecitando una risposta di aiuto.
Uno degli effetti immediati è l’aumento della sensazione di benessere in quanto il pianto crea uno stimolo sociale che ci permette di consolidare e fortificare le relazioni facendoci sentire meno soli.

C’è una forte correlazione tra lo stile di attaccamento di ognuno e la predisposizione al pianto che ci spiegherebbe il perché ci siano persone che piangono più facilmente ed altre che non ci riescono.
In genere, lo stile di attaccamento sicuro permette di avvalerci delle lacrime in una maniera più funzionale, facendoci esprimere le nostre emozioni senza vergogna mentre, chi ha sviluppato uno stile di attaccamento insicuro-evitante potrebbe incontrare maggiore difficoltà a verbalizzare le proprie emozioni reprimendole.
Infine, non è infrequente riscontrare una maggiore propensione al pianto in persone con un attaccamento ansioso-dipendente.
Diventa, dunque, importante, approfondire le motivazioni alla base delle nostre risposte emotive dovute a stati d’ansia o stress difficili da gestire, vissuti depressivi, traumi non elaborati (perdita, lutto, separazione), overthinking e ruminazione o, ancora, stanchezza, bisogni fisiologici, insonnia.
Davanti a queste cause, è fondamentale imparare a regolare le nostre emozioni.
Regolare l’intensità degli stati emotivi, ci aiuta ad affrontare gli eventi con una maggiore consapevolezza di noi stessi e del nostro mondo interiore.
Ciò ci rende più empatici e predisposti nelle relazioni con gli altri.
La competenza emotiva ha a che fare con la capacità di rispondere in maniera adeguata e coerente alle emozioni dell’altro.
Non sono tanto le emozioni in sé ad essere positive o negative, quanto piuttosto il nostro modo di vederle e percepirle.

Alcuni modi per regolare le nostre emozioni possono riguardare:

  1. imparare ad ascoltare il nostro corpo, ad esempio, attraverso tecniche di rilassamento, di visualizzazione o un’attività sportiva che stimolano sensazioni corporee di piacere;
  2. aumentare i momenti piacevoli e stimolare le emozioni positive, come la gratitudine, la gioia, l’ottimismo;
  3. vivere nel qui ed ora, proprio perché la maggior parte delle sofferenze emotive è causata da ricordi di eventi passati o aspettative verso il futuro, per esempio ritagliandosi momenti preziosi per dedicarsi ai propri affetti, alle proprie passioni.

Se ci concediamo di ascoltare e fare spazio a sofferenza, pianto ed emozioni, incoraggiamo anche gli altri a venire in contatto con il proprio mondo interno.

Per approfondire:

  • Gazzillo F., Fidarsi dei pazienti, Raffaello Cortina Editore, 2016;
  • Goleman D., Intelligenza emotiva. Che cos’è e perché può renderci felici, BUR, 2011;
  • Hill D., Teoria della regolazione affettiva, Raffaello Cortina, 2017.

Autrice: Lorella Cartia

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