Ricordi ed emozioni: i costruttori dell’esistenza
I ricordi rappresentano una parte essenziale nel percorso di vita di ogni persona, ponti di collegamento col passato personale e con la storia familiare da cui si proviene, che contribuiscono a strutturare la personalità, oltre ad essere fortemente correlati alle emozioni e da queste stesse condizionati.
Ma perché riusciamo a mantenere nella memoria alcune esperienze rispetto ad altre che invece dimentichiamo?
Non c’è, ad oggi, una chiara e univoca spiegazione che permetta di comprendere pienamente la motivazione che porta all’eliminazione di alcune memorie e al mantenimento a lungo termine di altre, ma è stato provato che i ricordi emotivamente significativi tendono a rimanere impressi, a volte anche in modo permanente ed indelebile, soprattutto se si tratta di ricordi risalenti all’infanzia.
La memoria non è una riproduzione fedele degli accadimenti vissuti, ma una rappresentazione interiorizzata di questi, conservata in modo inconsapevole e necessaria alla costruzione della propria identità, fondamentale per comprendere chi siamo.
E sarà soprattutto come tali eventi sono stati vissuti emotivamente a segnare la differenza sul processo di sviluppo personale e sulla funzione protettiva dei ricordi.
Inoltre, quanto più l’emozione provata nel vissuto esperienziale di un evento è stata intensa, nel bene o nel male, più si trasformerà in ricordo a lungo termine.
In altre parole, una delle caratteristiche del nostro funzionamento cerebrale è quella di permettere ad un ricordo di mantenersi durevolmente quando ad esso vi è associata una forte emozione, come se la riconoscesse, per tale motivo, importante e quindi da conservare.
È insita, in questo meccanismo, una funzione protettiva e conservativa della nostra mente.
Apprendere e custodire ciò che ci ha fatto stare molto bene, per cui il suo recupero consentirebbe di rievocare la stessa risposta emotiva piacevole, è costruttivo e difensivo.
Tutti gli avvenimenti positivi, anche del passato, detengono il potere di attivare nuove energie per affrontare il presente e potenziare le attuali risorse: un vero ed innegabile vantaggio!
Quando, per esempio, è necessario compiere delle azioni che richiederebbero coraggio, determinazione e sicurezza, il meccanismo di recupero dei ricordi potrebbe far riaffiorare memorie di esperienze passate in cui abbiamo sperimentato esattamente queste risorse emotive.
Ma se l’emozione associata all’evento registrato in memoria è negativa o traumatica?
In queste situazioni che si sono rivelate penose, minacciose e fonti di pericolo, può accadere, sempre per una funzione difensiva, che la mente impedisca l’accesso alla coscienza di fatti traumatici, lasciando che si rivelino solo sotto forma di impronta emotiva, a volte particolarmente intensa.
Il ricordo permarrà come emozione, spesso avvertita con tutta la sua forza e violenza a livello corporeo: senso di affaticamento, tachicardia, difficoltà a respirare o forte ansia.
I ricordi che la mente non riesce a recuperare o rielaborare sono quelli troppo dolorosi ed emotivamente negativi, una sorta di inganno che altera la percezione della realtà e che può essere causa di disagio emotivo e di fatica nel comprendere il perché di alcune intense risposte emozionali a cui non si sa dare spiegazione.
Riconoscere e dare voce, anche attraverso un percorso psicoterapeutico se necessario, a questi ricordi intrappolati potrebbe rivelarsi utile ad una migliore comprensione e conoscenza di sé e liberare dalla sofferenza che ne deriva.
Accogliere ed integrare anche ciò che si è mostrato traumatico e doloroso potrebbe favorire il cambiamento e la costruzione di nuove strade della propria esistenza, oltre a potenziare le risorse che si possiedono.
Indietro non si può mai tornare per riscrivere la propria storia, ma è possibile modificare l’impatto emotivo che alcuni eventi hanno avuto per ridefinirci oggi e avere la possibilità di affacciarsi al futuro con prospettive migliori e più funzionali.
Per approfondire:
- Gatti D., Memoria, Carocci, 2019;
- Mammarella N., Psicologia della memoria positiva, Franco Angeli, 2011;
- Myers L, J. Il potere dei ricordi, Il Punto d’Incontro, 2011;
- Schutzenberger A. A., La sindrome degli antenati, Di Renzo, 2019.
Autrice: Ilaria Corona