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Paura di invecchiare: segni e rimedi di un tempo che fu

L’immagine del corpo è un processo percettivo che si costruisce nel tempo.
Il corpo rappresenta lo strumento privilegiato per entrare in relazione con gli altri e, spesso, attraverso cui controllare le emozioni e gestire stati d’animo negativi.
Quando l’individuo non è riuscito a costruire una buona base di autostima o non può contare su un Io ben strutturato, il rapporto tra “sé e corpo” diventa tormentato.

Ma cosa succede quando si invecchia e perché abbiamo paura di invecchiare?

Percepita come il timore di un cambiamento fisico, la paura di invecchiare è del tutto fisiologica e si manifesta tra i 30 anni e i 40 anni, alla comparsa delle prime rughe: il corpo comincia a modificarsi e la persona si cimenta con questo nuovo cambiamento cercando di adattarvisi.
Con l’invecchiamento, inevitabilmente, ci si trova costretti a confrontarci con i bilanci di una vita, con tutto ciò che è stato raggiunto o meno, non senza rimpianti o i timori di non riuscire a realizzare quanto prefissato nella prospettiva di un tempo personale che via via si riduce.
È proprio la percezione di non avere il controllo sullo scorrere del tempo e sui cambiamenti corporei che ci può destabilizzare o far sentire impotenti e attivare meccanismi difensivi di negazione attraverso, ad esempio, il ricorso alla chirurgia estetica nel tentativo di cancellare quei “terrificanti” segni del tempo che spesso non hanno a che fare con la sfera corporea ma nascondono paure profonde ed inconsapevoli di rimanere soli, di ammalarsi o di morire.
Spesso, inoltre, la paura di invecchiare è associata alla delicata fase di pensionamento e cessazione dell’attività lavorativa e produttiva che può comportare l’emergere di un vissuto di esclusione dalla vita sociale insieme ad ansia, frustrazione, tristezza e stati emotivi mai sperimentati o gestiti prima.
La paura di invecchiare può assumere forme diverse dalla paura di perdere la bellezza, alla paura del declino cognitivo fino alla demenza, o la paura di perdere la propria prestanza fisica o quella di perdere un ruolo sociale o la propria autonomia.

Diversa è la condizione patologica in cui la paura di invecchiare, caratterizzata da una estrema ansia, ha radici più profonde e raggiunge dimensioni ed intensità elevate e il cui esordio può essere più che precoce, anche prima dei 20 anni.

Essa si manifesta spesso con una paura irrazionale di invecchiare, reazioni fisiche quali tachicardia, mancanza di respiro, pensieri irrazionali legati all’invecchiamento del corpo e della mente, ricorso massiccio a trucco permanente, intenso esercizio fisico, chirurgia plastica.
Se non assume dimensioni disfunzionali, la paura di invecchiare può riguardare tutte le fasce di età.
Nei bambini, ad esempio, può prendere la forma di ansia da separazione o paura di perdere le cure e l’assistenza delle figure di attaccamento, destinate ad invecchiare e a lasciarci.
Negli adolescenti e giovani adulti la perdita di vitalità, popolarità o indipendenza.
Gli adulti il timore di malattie o la mancanza di indipendenza legata alla fase dell’invecchiamento.

Ma come contrastare la paura di invecchiare? Quali strategie si rivelano efficaci?

Sicuramente, molto utile risulta lo scambio tra generazioni per ridimensionare i timori e le fantasie angoscianti legati all’età avanzata e all’invecchiamento, proprio perché conoscere ciò che fa paura tranquillizza e aiuta a vivere meglio mettendo in luce anche gli aspetti positivi di questa fase.
Diventa quindi importante non rimandare le cose, coltivare la curiosità verso cose nuove, fare tesoro dei cambiamenti, riscoprendo la propria interiorità.
Ogni età ha le proprie caratteristiche per cui accettare il tempo che scorre significa:

  • individuare e utilizzare nuove risorse interiori che possono ampliare la propria personale prospettiva;
  • coltivare e consolidare le relazioni sociali che permettono di mantenere una connessione con le altre persone, allenare la mente, sviluppare senso critico;
  • avvalersi di tecniche di meditazione in grado di preservare il benessere psicofisico contribuendo a gestire lo stress, migliorare la concentrazione e le funzioni cognitive;
  • valorizzare le esperienze vissute che riflettono il proprio contributo a livello familiare, amicale, lavorativo e per la comunità che facilitano la realizzazione e la crescita personale;
  • sperimentare attività nuove e stimolanti come, ad esempio, il volontariato, che incrementa il senso personale di utilità per sé e per gli altri e contrasta il senso di solitudine.

Invecchiare comporta, infine, innumerevoli vantaggi di cui imparare ad essere orgogliosi: maggior consapevolezza di sé, dei propri limiti e risorse, maggiore capacità di prendere decisioni, minor condizionamento dal giudizio degli altri, una visione più ampia e flessibile dei problemi, dei valori e delle priorità e, non ultima, la possibilità di trasmettere conoscenza alle generazioni successive.

Per approfondire:

  • Andreoli V., Una certa età. Per una nuova idea della vecchiaia, Ed. Solferino, 2020;
  • Cesa-Bianchi M., Psicologia dell’invecchiamento. Caratteristiche e problemi, Ed. La Nuova Italia Scientifica, 1987;
  • Erikson E., I cicli della vita. Continuità e mutamenti, Armando Ed., 2018.

Autrice: Lorella Cartia

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