Rientro a lavoro dopo la maternità, tra difficoltà e benefici
La nascita di un figlio rappresenta una fase del ciclo vitale, della donna come di tutto sistema familiare, che comporta il trovarsi a sperimentare notevoli cambiamenti, sia in merito all’organizzazione e alla gestione pratica dell’intera quotidianità, che in ambito emotivo e relazionale, dove si assiste comunemente ad un disequilibrio che necessita di essere affrontato e riadattato attorno alla nuova vita.
Si potrebbe definire la maternità come una condizione in cui si sente di attraversare un forte stato di crisi che rimanda alla necessità di un superamento non sempre facile da raggiungere e che spesso tocca temi come il sentirsi inadeguate, non essere all’altezza del ruolo e dei compiti ad esso annessi, il timore del fallimento come madre, attivando cognizioni di sé negative.
Nel periodo che segue la nascita del bambino, la madre, soprattutto, tende ad essere associata unicamente al nuovo ruolo, a lei si attribuisce quasi esclusivamente un obiettivo, quello di dedicarsi totalmente alla cura delle esigenze del neonato, mettendo da parte, o addirittura annullando, le proprie.
Ecco perché, per le madri lavoratrici, l’arrivo del momento di rientrare a lavoro non sempre viene vissuto come tempo naturale o serenamente, ma diviene un ulteriore motivo di preoccupazione o di sperimentazione di ansia e senso di colpa.
Non è raro che si associ a questo passaggio anche un forte stato di disorientamento e la percezione di non essere in grado di gestire in modo adeguato sia le mansioni legate al proprio lavoro che l’accudimento del bambino, specie dopo che i mesi trascorsi in maternità avevano permesso di trovare nuovi equilibri, ancora una volta destrutturati da un’ulteriore prospettiva di cambiamento.
Il ritorno a lavoro dopo il parto è inevitabilmente complesso e segna anche il momento di dover affrontare, con tutto l’impatto emotivo che ne consegue, il primo allontanamento e distacco dal proprio bambino e il timore, ad esso associato, di poter essere criticata e giudicata, anche da se stessa!
È importante sottolineare che non esistono scelte che si possano definire giuste ed altre, al contrario, sbagliate a priori, si tratta piuttosto di decisioni molto personali e soggettive che meritano di essere, in ogni caso, sempre rispettate.
Per poter vivere quanto più serenamente possibile il momento di tornare a lavoro potrebbe essere utile seguire alcune indicazioni, come:
- Riprendere gradualmente, se c’è l’opportunità di farlo, il lavoro così da meglio gestire il distacco dal bambino e favorire un adattamento alla nuova condizione, sia per il piccolo che per la madre.
- Non rinunciare al lavoro, la scelta di abbandonarlo potrebbe minare la propria autonomia, creare forte frustrazione e non permettere di raggiungere soddisfazione e senso di appagamento, come donna e come persona.
- Scegliere accuratamente chi dovrà accudire ed occuparsi del bambino quando la madre è assente. Sarà indubbiamente fondamentale avvalersi del supporto e del sostegno di una persona degna di fiducia.
- Valorizzare la qualità del tempo da trascorrere con il proprio figlio, più che la quantità.
Per una donna e mamma anche lavorare è una condizione indispensabile per l’identità, l’indipendenza e la realizzazione personale, per tale motivo andrebbe sostenuta nella possibilità di riprendersi questo spazio e poter vedere riconosciuto e valorizzato il proprio ruolo di madre come di donna lavoratrice.
Per approfondire:
- Andreoli S., Lo faccio per me, Rizzoli, 2022;
- Catanzani T., Lavoro e allatto, Bonomi, 2020;
- Muscialini N., Maternità difficili, Franco Angeli, 2010;
- Stern D., Nascita di una madre, Mondadori, 2021.
Autrice: Ilaria Corona