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Self-talk: il dialogo interiore

Sia che venga fatto silenziosamente, o a voce alta, è consuetudine di molti parlare con se stessi, attraverso un dialogo interiore che può avvenire anche senza accorgersene.
È del tutto normale, quindi, parlare rivolgendosi al sé quando siamo di fronte ad un problema da risolvere, per darci coraggio e motivazione o per gestire le nostre emozioni.
Si chiama self-talk quella forma di comunicazione rivolta non ad altri, ma alla propria persona.
La tendenza ad utilizzare il dialogo interiore inizia già nella prima infanzia, quando durante le attività di gioco, in modo particolare, il bambino si appresta ad animare ciò che sta facendo, a dare voce ai suoi giocattoli, ad interagire con un amico immaginario, oppure per regolare le emozioni sperimentate o provare a tranquillizzarsi.
Molti studi hanno dimostrato che questa forma di comunicazione “privata” sia utile allo sviluppo dell’apprendimento, stimoli la cognizione e la regolazione emotiva.
Una vera e propria strategia che si mantiene anche in età adulta per aumentare la conoscenza, oltre che la consapevolezza di se stessi.
In alcuni momenti il self-talk può essere assolutamente positivo, aiutando ad assumere il comportamento più funzionale ad affrontare e gestire uno stato d’animo o una situazione quotidiana, guidando la mente nella direzione di un’adeguata soluzione ad un dilemma, migliorando la qualità della vita e aumentando l’autostima.
Parlare tra sé e sé è allora molto utile anche al fine di poter organizzare al meglio i pensieri e valutare a cosa dare effettiva priorità, o riflettere su degli eventuali errori commessi per non tornare a ripeterli.
In altre circostanze, al contrario, lo strumento del dialogo interiore può divenire fortemente negativo specie quando utilizzato in modo ipercritico, influenzando la percezione che si ha di noi e abbassando l’autostima.
Ciò inciderà altrettanto negativamente sull’atteggiamento che si adotterà per relazionarsi agli altri e alla realtà esterna.
Se, quindi, ci riferiamo a noi stessi rivolgendoci parole di disprezzo, ciò produrrà conseguenze dannose, aumentando lo stress e l’intensità di emozioni logoranti.
Questo accade perché il dialogo interiore ha il potere di modificare il cervello, rendendoci più vulnerabili anche all’insorgenza di disturbi d’ansia o depressione, oltre ad indebolire le personali risorse e potenzialità.
Per poter rendere il self-talk produttivo, tale da incidere positivamente sul benessere e sulla qualità della nostra vita, potrebbe essere utile e vantaggioso allenarsi a selezionare i pensieri cercando di:

  • Prendere sempre più consapevolezza di quanto ogni giorno ci diciamo, mettendo in discussione i pensieri negativi per valutarne la reale fondatezza;
  • Durante il self-talk, provare a domandarsi quali siano le emozioni sperimentate e, soprattutto, di cosa abbiamo paura;
  • Provare a sostituire le parole negative che vengono rivolte a se stessi con termini più adatti a non svalutarsi, auto-sabotarsi o distorcere gli eventi.

È inevitabile che modificare il modo di rivolgersi, o anche solo di pensare, a sé richieda un lungo processo, connotato da difficoltà che impegnano e, a volte, scoraggiano, ma è necessario e doveroso per poter raggiungere il controllo del proprio mondo interiore ed emotivo.
Questo fondamentale obiettivo, nei casi in cui si avverta un eccessivo carico di disagio e solitudine, potrebbe essere raggiunto anche attraverso il concedersi l’opportunità di chiedere aiuto per ricevere quel sostegno e quel supporto necessari a percorrere il complesso cammino verso il proprio cambiamento.

Per approfondire:

  • Divella A., Domina le tue emozioni, Independently Published, 2021;
  • Nardone G., Psico trappole, Ponte delle Grazie, 2018;
  • Scott S. J., Riordina la tua mente, Armenia, 2017.

Autrice: Ilaria Corona

 

 

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