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Il pasto pedagogico: alimentare la socializzazione

Tra le preoccupazioni più comuni dei genitori, un ruolo centrale, fin dai primissimi mesi di vita del bambino, è occupato dall’alimentazione.
Il cibo contiene molteplici significati simbolici che risalgono, in modo particolare, alla relazione che si instaura e “alimenta” con la propria madre, sin dal periodo dell’allattamento.
Le esigenze che vengono ad essere soddisfatte, in tale esclusiva e delicata fase, sono sia fisiologiche e strettamente nutrizionali, che relazionali ed affettive.
È qui che il bambino scopre il legame e assapora la relazione.
Da ciò ha inizio quello che potrebbe essere definito un investimento emotivo e psicologico nel soggettivo rapporto con il cibo.
Con la crescita del bambino, durante la prima infanzia, mangiare assume anche una connotazione sociale ed educativa, oltre che affettiva, poiché offre l’opportunità di sperimentare nuove sensazioni, di affinare e consolidare alcune importanti abilità e poter compiere ricche e stimolanti scoperte, soprattutto nell’interazione con i coetanei.
Ecco perché, una valenza importante deve essere attribuita anche ai pasti consumati all’interno del contesto scolastico, una vera e propria occasione formativa e pedagogica.
In questo ambito, mangiare diviene sia momento di relazione con figure adulte, esterne al proprio sistema familiare, attraverso e insieme alle quali esperire nuove modalità di scambio relazionale, sia di socializzazione tra pari, promuovendo il confronto, la condivisione, lo sviluppo dell’autonomia e della gestione delle dinamiche di gruppo.
Durante il pasto condiviso, ogni bambino può mettersi in gioco alla scoperta non solo delle proprie potenzialità, ma anche di quelle che appartengono all’altro, nell’ottica della convivialità e del piacere della relazione.
La vita scolastica di per sé rappresenta una continua sperimentazione e quotidiana acquisizione di competenze sociali e il momento del pasto non esula da tale obiettivo ma, al contrario, consolida ulteriormente il legame con i compagni, la fiducia verso le figure degli educatori e l’apprendimento di funzionali abitudini, grazie anche ai processi di imitazione degli altri.
Inoltre, dal momento che nella mensa scolastica ogni giorno si scandiscono orari e tempi ben definiti, sarà anche possibile per tutti i bambini apprendere meglio l’importanza del rispetto di regole che migliorano il benessere collettivo e personale, favorendo altresì la concentrazione e l’adeguato utilizzo del tempo che si ha a disposizione.
Tra i numerosi vantaggi è da annoverare anche l’opportunità che viene offerta di poter sperimentare sapori nuovi, abitudini più sane relative alla scelta di alimenti e al come stare a tavola, in rispetto anche degli altri.
Il pasto pedagogico è quindi ricco di vantaggi sotto tanti aspetti che rimandano all’ambito nutritivo e della corretta alimentazione ed al livello educativo e psicologico, di accompagnamento alla sana crescita del bambino.
Un prezioso strumento educativo che, inoltre, può agevolare l’acquisizione e il consolidamento dell’autonomia e indipendenza, della competenza emozionale, destare curiosità per i cibi che non si conoscevano, affrontare e superare paure e sensazioni di disgusto, spesso associate a determinati alimenti, in un ambiente che sia curato, rilassante e sereno.
L’obiettivo dovrebbe essere, quindi, quello di rispondere in modo attento e ricettivo alle specifiche necessità e ai diversi tempi di ogni bambino, dando risalto ai suoi bisogni di crescita e sviluppo in un contesto relazionale che, in alleanza con la famiglia, possa sostenerlo ed accompagnarlo.

Per approfondire:

  • Belvedere G., Un’altra scuola è possibile, Enea edizioni, 2013;
  • De Luca F., Aiutami a mangiare da solo, Il leone verde, 2019;
  • Montessori M., Tutto quello che dovresti sapere sul tuo bambino, Garzanti, 2019.

Autrice: Ilaria Corona

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