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Sognando Itaca: la sindrome di Ulisse

È chiamata Sindrome di Ulisse un’intensa e prolungata reazione di stress che interessa molte persone le quali, per diversi motivi, emigrano in paesi lontani dalla terra natia e può articolarsi in vari livelli di gravità.
A prescindere dalle motivazioni specifiche e personali che spingono alla “scelta” di lasciare la propria terra, sembrerebbe che alla base del fenomeno della migrazione ci sia comunemente insoddisfazione, mancanza di opportunità e di aspetti di gratificazione che nutrono l’idea e l’esigenza di trovare occasioni migliori in un altro luogo.
Associate a queste condizioni, si riscontrano il timore del cambiamento e la paura di una nuova e sconosciuta realtà, variabili oscure ed imprevedibili, soprattutto quando le aspettative di una vita migliore incontrano una condizione diversa, generando non solo disillusione ma anche un forte e preoccupante impatto emotivo, capaci di attivare risposte di ansia, disagio, difficoltà di adattamento e senso di disorientamento, che minacciano anche la propria identità.
Lasciare il proprio paese natale corrisponde anche al doversi allontanare dagli affetti più cari con conseguente aumento del senso di solitudine, a volte associato all’isolamento e alla mancanza di sostegno e supporto emotivo.
È importante precisare che la sindrome di Ulisse, o sindrome del migrante, non riguarda in generale tutte le persone che si trasferiscono lontano, poiché i fattori che influiscono sono molteplici e spaziano dalle caratteristiche di personalità, come il livello di autonomia raggiunto, alle motivazioni che ci sono alla base di tale decisione (sarà diverso andar via per motivi di studio, di lavoro o per situazioni di grave difficoltà), oltre all’ambiente che si trova e alle opportunità che offre.

Quali sono i sintomi più comuni della Sindrome di Ulisse?

  • Visione alterata della realtà con estremizzazione dell’esaltazione di un paese e denigrazione totale dell’altro, correlata ad una distorsione anche e soprattutto emotiva;
  • Sentirsi costantemente estraneo, fuori contesto, alienato, triste e angosciato in relazione agli altri;
  • Riportare conseguenze fisiche come mal di testa frequenti, nausea e spossatezza;
  • Isolamento, abbassamento dell’autostima e senso di fallimento.

Va specificato che la Sindrome di Ulisse non è una patologia, ma una condizione emotiva che potrebbe comunque divenire seria e preoccupante, per questo sarebbe importante riconoscere quanto prima i segnali e chiedere aiuto.

L’adattamento in un nuovo ambiente richiede inevitabilmente tempo e consapevolezza di dover affrontare iniziali difficoltà e disagi, sarà però indispensabile valutare quanto questi dipendano da fattori esterni o se abbiano a che fare soprattutto con aspetti più profondi e personali.
Il supporto di uno specialista potrebbe contribuire a far luce e chiarezza sull’entità e le cause del disagio, oltre a favorire l’acquisizione di nuovi strumenti per gestire in modo più funzionale le proprie emozioni e le reazioni potenzialmente nocive del forte stress.

Per approfondire:

  • Ambrosini M., Sociologia delle migrazioni, Il Mulino, 2020;
  • Davolo A., L’intervento psicologico con i migranti, Il Mulino, 2017;
  • Pellerone M., Percorsi migratori e cambiamenti identitari nella sfida all’integrazione, Franco Angeli, 2014.

Autrice: Ilaria Corona

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