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C’è un due senza tre: quando un figlio non arriva

La scelta condivisa dalla coppia di mettere al mondo un figlio attiva molteplici risposte psicologiche ed emotive che possono incidere sul benessere e, quindi, anche sulla probabilità di concepire o sulla qualità stessa della relazione col partner.
Sono numerosi i fattori che ad oggi portano a prendere la decisione di “allargare la famiglia” ad un’età più matura, come la sicurezza economica, la stabilità lavorativa e relazionale o la conclusione di un lungo percorso di studi.
Purtroppo, però, i tempi soggettivi non sempre trovano corrispondenza con quelli naturali e la mancata realizzazione del progetto di genitorialità, prima solo immaginato, può divenire estremamente frustrante, motivo di grande sofferenza e fonte di stress.
La forte delusione vissuta ogni mese, a seguito dei tentativi di concepimento non andati a buon fine, può segnare così profondamente da riversarsi non solo sulla propria persona, ma anche sulle dinamiche di coppia, compromettendone l’equilibrio.
Sarebbe, di fronte a tale rischio, auspicabile non dimenticare di ricavarsi spazi da condividere col partner che non siano solo finalizzati a programmare l’arrivo di un figlio, spazi fatti di ascolto attivo e reciproco, spazi e tempi in cui narrarsi l’un l’altro con la finalità di mantenere quell’intimità che potrebbe venir danneggiata o annullata dal desiderio frustrato, dal senso di impotenza e di colpa, spesso protagonisti di queste storie familiari.
Non possiamo poi non ricordare quanto corpo e mente siano tra loro interconnessi, per cui è possibile che lo stato continuo di ansia e stress possa, in una sorta di circolo vizioso, interferire sull’organismo abbassando ulteriormente le probabilità di concepimento.
Ecco perché diviene ancora più importante che la coppia continui a coltivare la propria intimità dedicandosi al supporto reciproco, alla comprensione, al nutrimento costante di quel NOI a volte sepolto dietro altre preponderanti preoccupazioni.
Prendono comunemente forma, sia nella donna che nell’uomo, pensieri negativi caratterizzati da forte autocritica e colpevolizzazione, pensieri pericolosi che ruotano attorno a frasi come “non sono capace”, “è colpa mia”, “c’è in me qualcosa di sbagliato”, pensieri che rischiano di divenire rituali ossessivi capaci di sovrastare e dirigere verso condizioni depressive.
Questo rischio aumenta, inoltre, se ci si sofferma a pensare quanto il mancato concepimento sia a tutti gli effetti un lutto, la perdita di quel bambino tanto desiderato, in grado di creare un forte dolore e una profonda ferita.
Rabbia, delusione, sofferenza, colpa sono tutte emozioni normali e legittime che necessitano di essere riconosciute ed esternate per poterle successivamente elaborare e per evitare conseguenze ulteriori, come il ritiro dalla socialità, distacco e crisi nella coppia e tendenza all’isolamento.
Fondamentale sarà anche concedersi la possibilità di parlare con il partner stesso, con una persona cara o con un professionista, se si avverte anche questa esigenza, del proprio dolore e delle altre emozioni che lo accompagnano.
Chiedere un supporto professionale, sia per il singolo che per la coppia, può rappresentare un primo, importante passo verso la consapevolezza, l’abbandono del senso di solitudine e il ritrovamento di Sé e di Noi.

Per approfondire:

  • Riccio M., La cicogna distratta, Franco Angeli, 2017;
  • Valoriani V., Genitori ad ogni costo, Carocci, 2011;
  • Visigalli R., Sterilità e infertilità di coppia, Franco Angeli, 2011.

Autrice: Ilaria Corona

 

 

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