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Il bambino plusdotato: quando il genio è incompreso

Il numero e la qualità delle stimolazioni e delle esperienze ricevute dai contesti in cui siamo immersi contribuiscono allo sviluppo di caratteristiche personali e potenzialità individuali rilevanti.
Ma quando si parla di plusdotazione e chi è il bambino plusdotato?

Elemento essenziale nella distinzione con altri bambini sono proprio le opportunità di sviluppo del suo potenziale fornite dall’ambiente circostante.
Il bambino plusdotato, o “gifted”, o talentuoso, è, infatti, un bambino che si distingue dai suoi pari per avere un potenziale superiore alla media in alcune aree dello sviluppo e in momenti diversi: ha una grandissima curiosità, si pone tante domande, costruisce astrazioni precocemente, inferenze e deduzioni, ama imparare ed esplorare l’ambiente circostante, ha un’ottima memoria e capacità di osservazione, acquisisce velocemente concetti e nozioni.
Dotato di particolare creatività, è un inventore, realizza progetti a volte perfino innovativi, manifestando anche idee bizzarre, concetti strani o azioni fuori dagli schemi.
Anche a causa dell’originalità dei suoi processi cognitivi, può presentare difficoltà in quelle abilità sociali definite “soft skills”, quali l’autoefficacia, la frustrazioni, la capacità di entrare in relazione con l’altro e di coglierne gli stati emotivi, l’autoregolazione emotiva.
Ciò comporta una maggiore difficoltà di adattamento al mondo circostante.
In molte circostanze, il bambino plusdotato si percepisce diverso rispetto agli altri e ciò lo porta a sperimentare intensa rabbia e un malessere generalizzato che possono tradursi in ritiro, rinuncia alla relazione o isolamento da parte del gruppo dei pari e mancanza di una rete sociale, sebbene alcuni possiedano comportamenti prosociali, siano resilienti e ben adattati alla classe.

Da un punto di vista emotivo, il bambino plusdotato tende a vivere tutte le emozioni in maniera eccessivamente intensa con difficoltà nella regolazione anche dei suoi comportamenti.
Questa sua tendenza ad essere estremamente coinvolto nelle sue emozioni e ad assorbire quelle negative degli altri, lo rendono molto più sensibile agli stimoli e iperattivato dall’esterno fino a mettere a rischio le relazioni interpersonali e a manifestare difficoltà psicosomatiche.
Aldilà di elementi distintivi comuni, ogni bambino plusdotato presenta caratteristiche personali specifiche con punti di forza e di vulnerabilità peculiari.
Molti hanno grande senso dell’umorismo, sono perfezionisti e preferiscono il confronto con gli adulti piuttosto che con i loro coetanei con cui spesso si annoiano.
Grandi osservatori ma pessimi ascoltatori, alcuni tendono ad essere individualisti e a non delegare o condividere con gli altri progetti, idee od opinioni.

Ma quali possono essere le strategie utili per creare un contesto d’aiuto e sostegno efficace?
Partendo dalla considerazione del ruolo fondamentale che le abilità emotive e lo sviluppo affettivo ricoprono nella vita di tutti i bambini, molti interventi oggi si rivolgono al potenziamento dell’Intelligenza Emotiva, EI, che comprende abilità emotive come la percezione, l’assimilazione, la comprensione e la gestione delle emozioni proprie e dell’altro che sembrano essere carenti in questi bambini.
Non meno importante è creare un contesto di prevenzione, con attenzione ai segnali d’allarme presenti a casa ma anche a scuola, e contenitivo e costruttivo in cui offrire ai bambini l’opportunità di essere ascoltati e accolti facilitandoli nell’espressione delle emozioni anche più intense e nell’accettazione degli errori non più visti come fallimento ma come esperienza di apprendimento in cui ciò che conta è l’impegno profuso e non il risultato.
Un ulteriore intervento che può rivelarsi efficace è il lavoro in piccoli gruppi al fine di migliorare la qualità delle relazioni attraverso il rispetto delle idee altrui; la gestione dei conflitti; il riconoscimento e l’espressione di tutte le emozioni, sia piacevoli che spiacevoli; il miglioramento del senso di autoefficacia nelle situazioni sociali.
L’implementazione e la costruzione di queste attività richiedono una sinergia e un costante confronto tra la scuola e la famiglia, responsabili di creare occasioni di apprendimento, non solo da un punto di vista mentale e artistico, ma anche e soprattutto da quello emotivo e sociale.

Per approfondire:

  • Miazza D., Zanetti M.A., Piccoli ma geniali, Edizioni ETS, 2008;
  • Mormando F., I bambini ad altissimo potenziale intellettivo, Ed. Centro studi Erikson, 2011;
  • Renati R., Pfeiffer S., Bambini ad alto potenziale, Alpes Ed., 2018;
  • Zanetti M.A., Bambini e ragazzi ad alto potenziale, Carrocci ed., 2017.

Autrice: Lorella Cartia

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